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We people | 1 - 2016
Anche in questo caso esiste una
eccellente memoria immunologica,
ma il soggetto contagiato non ha
tempo di avvalersi dei suoi effetti,
perché la malattia meningococcica
può portare alla morte nel giro di
ore. È per questo che non sono
necessari richiami per il vaccino
contro l’epatite B, mentre sono
necessari numerosi richiami per la
meningite meningococcica o per
altre malattie (come il tetano) che
possono portarci a morte in ore o
pochi giorni.
C’è una diffusa aneddotica che
enfatizza i pericoli dei vaccini,
ma quanto sono rischiosi?
I vaccini che sono in commercio
sono estremamente sicuri, basti
considerare che, mentre nel
processo produttivo di un farmaco
il controllo di qualità occupa circa
il 20% del percorso di produzione,
nel processo produttivo di un
vaccino il controllo occupa il 70%
del percorso. Detto ciò, anche
i vaccini, come i farmaci o gli
alimenti, possono rappresentare a
volte un rischio per chi li assume.
Il rischio più grave è rappresentato
dallo shock anafilattico che si
verifica comunque in meno di
un caso ogni milione di dosi
somministrate. È importante a
questo proposito puntualizzare
due aspetti: il primo è che ogni
operatore che effettua una
vaccinazione è perfettamente
addestrato a trattare uno shock
anafilattico; il secondo è che non
sono stati riportati casi di morte da
shock anafilattico conseguente a
vaccini, mentre sono stati riportati
casi di shock anafilattico mortale
sorveglianza in Europa – possa far
circolare questo virus in alcune aree
dell’Europa, prima di essere rilevato.
Questo può rappresentare un forte
rischio per tutti i bambini non
vaccinati.
I vaccini sono lo strumento a
disposizione per contrastare
gravissime malattie.
Ci può parlare della loro
efficacia?
Ogni vaccino, prima di essere
messo in commercio viene testato
per la propria efficacia. L’efficacia
del vaccino dipende da come è
costituito il vaccino stesso, dalla
capacità dell’ospite di produrre
anticorpi ma anche dalla malattia
che si intende prevenire. Facciamo
un paio di esempi. Sia il vaccino
contro l’epatite sia il vaccino contro
la meningite meningococcica sono
altamente immunogeni. Entrambi
inducono la produzione di alti titoli
anticorpali: in entrambi i casi i titoli
anticorpali, come capita anche per le
malattie infettive che ci colpiscono,
calano nel tempo. Si mantiene però
la memoria immunologica. Questa,
a seguito di un nuovo contatto
con l’antigene viene rapidamente
stimolata e nell’arco di 5-7 giorni
si ha un’elevata produzione di
anticorpi. Questa tempistica
è assolutamente sufficiente e
adeguata per una malattia come
l’epatite B, che ha un tempo di
incubazione di 2-6 mesi. Durante il
tempo di incubazione la memoria
immunologica viene richiamata e
la malattia non si verifica anche se
il titolo anticorpale era scomparso
da tempo. Molto diverso è il caso
dell’infezione meningococcica.
per libera scelta dei loro genitori”.
Nei Paesi sviluppati è sempre più
radicato il rifiuto delle vaccinazioni.
Pertanto il giudizio della comunità
scientifica su quello che si riteneva
un basso rischio di ritorno della
polio in Europa si sta modificando
in virtù di alcuni casi, come Israele
dove in numerosi campioni di acque
reflue raccolti nel 2013 è stato
isolato il poliovirus selvaggio di tipo
1 (WPV1). I test genetici hanno
riscontrato analogie tra questo e il
poliovirus trovato nel 2012 al Cairo
in Egitto che, a sua volta, è analogo
a quello circolante in Pakistan,
nazione in cui la poliomielite
è ancora endemica insieme a
Nigeria e Afghanistan. Un secondo
campanello di allarme per il focolaio
di paralisi flaccida acuta da poliovirus
selvaggio è stato identificato a Deir-
ez-Zor, Siria, con 36 casi di paralisi
flaccida riguardanti bambini di età
inferiore ai due anni non vaccinati o
vaccinati in modo incompleto
(dato
aggiornato al 7 gennaio 2015, fonte
OMS:
http://www.polioeradication.
org/Dataandmonitoring/
Poliothisweek.aspx). Come diretta
conseguenza della guerra in Siria la
copertura vaccinale è infatti scesa
dal 91% nel 2010 al 68% nel
2012. La Siria era stata dichiarata
libera da polio nell’anno 1999, cioè
addirittura un anno prima dell’Italia,
che ha avuto quella certificazione
nell’anno 2000, ma è bastata la
riduzione della copertura vaccinale
per far ricomparire un’epidemia.
È ragionevole dedurre, come ci
dice il dott. Giovanetti, che la
combinazione di tre fattori – elevata
contagiosità del poliovirus, riduzione
della copertura vaccinale e minore