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We people | 1 - 2016

una strutturazione della continuità

assistenziale – vedono il ruolo

dell’infermiere come protagonista

naturale nella rete pediatrica

regionale.

Lo sviluppo e la condivisione dei

professionisti nei percorsi integrati,

la riorganizzazione delle attività

assistenziali trova indicazioni per una

valorizzazione di tutte le professioni

sanitarie nella presa in carico di

questi bambini.

Ciò che va fatto è proprio

ripensare a tutta l’organizzazione

pediatrica, se si vuole davvero

continuare a dare una risposta

di qualità nel futuro, prevedere

maggiore spazio alle competenze

delle professioni sanitarie è una

tappa obbligata. Gli infermieri

territoriali diventano per forza un

punto essenziale che potrà fare la

differenza per l’integrazione di una

rete che si attivi sulle esigenze del

singolo bambino.

La rete integrata si attua solo con

il presidio di percorsi assistenziali

trasversali comuni a più realtà

territoriali ma più efficienti.

Assolutamente imperativa

è un’integrazione tra figure: le

risposte non si possono esaurire

a livello medico e un infermiere

professionista, non come

“supporto” ma con una propria

area di autonomia che lavora

insieme e collabora su specifiche

aree di accoglienza – dalla prima

valutazione al sostegno, alla

promozione all’allattamento,

all’educazione, alla

compliance

alla terapia –, può fare davvero

la differenza, anche in termini di

recupero di tempo da parte dei

pediatri per le attività diagnostico-

terapeutiche, mantenendo

un’assistenza qualificata e sempre

più personalizzata.

Sono necessari team che

contengano tutte le competenze

espresse, comprese le figure del

sociale, con un coordinamento

che veda la presenza attiva delle

varie figure professionali. Un

coordinamento che probabilmente

potrebbe essere svolto, come

accade in altri Paesi, dalla figura

infermieristica che costituisce – per le

sue caratteristiche di flessibilità e per

la sua formazione – il professionista

più adatto a fare da collante

tra i vari attori. In particolare, la

professionalità infermieristica può

dare un significativo contributo al

superamento della “transizione”

tra ospedale e territorio, ma anche

nel passaggio dalla presa in carico

pediatrica a quella degli adulti, che

è spesso difficile, perché i pazienti

e le famiglie rischiano di sentirsi

abbandonati e la stessa cura è a

volte compromessa.

La transizione tra ospedale e

territorio in effetti è attualmente

un momento fortemente critico.

Il ritorno a domicilio di questi

piccoli pazienti, può esitare in un

carico assistenziale ed emotivo

estremamente gravoso – come quello

di dover acquisire in brevissimo

tempo nuove conoscenze e

competenze – non solo per i familiari

ma anche per i servizi sanitari

territoriali. L’implementazione di una

rete pediatrica fortemente integrata

tra centri di riferimento specialistico,

ospedali periferici e servizi territoriali,

può trovare risposta in senso

sistemico solo nell’implementazione

della rete pediatrica, dove la

figura infermieristica può davvero

contribuire in maniera essenziale,

oltre che operativamente anche

attraverso un ruolo di filtro e di

coordinamento della risposta,

secondo le esigenze specifiche

del bambino e della sua famiglia,

attraverso una valutazione

multidimensionale nell’ottica della

inscindibilità del concorso di più

apporti professionali e l’indivisibilità

dell’impatto congiunto degli

interventi sanitari e sociali.

L’esercizio professionale

dell’infermiere pediatrico trova

il suo imprinting nella

family-

centred care,

riconoscendo un

valore alla centralità della famiglia

nell’esperienza di malattia del

bambino e il suo coinvolgimento per

l’efficacia del processo di recupero

per la salute del bambino malato.

Oggi è infatti insieme ai genitori che

l’infermiere deve definire il livello di

compartecipazione all’assistenza. Il

ruolo del genitore di un bambino

con patologia cronica è cambiato

moltissimo e vede una maggiore

consapevolezza ed esperienza

dei bisogni del bambino e della

sua cura, dovendosene occupare

quotidianamente a domicilio. Questo

comporta anche un’evoluzione del

ruolo dell’infermiere che si occupa

della cura dei bambini: si chiede

loro di essere esperti nel condurre

colloqui con i genitori, di avere

non solo competenze tecniche

ma anche educative e relazionali

avanzate in un lavoro in partnership

e negoziazione, nel personalizzare

l’assistenza a secondo dei bisogni del

bambino e della sua famiglia e nel

sostenere e promuovere il processo

di

empowerment

.